Sempre più spesso si parla, e soprattutto si discute, di intelligenza artificiale. Ci si interroga sulle possibili applicazioni e sulle potenzialità, però anche sulle insidie e sulle sue ripercussioni. Non è questione di uso o abuso, perché la stessa esistenza e sviluppo dell’IA imporrà degli inevitabili cambiamenti. Uno di questi si avrà sotto il profilo occupazionale. Infatti da tempo ormai si “danno i numeri” e si azzardano stime su quali e quanti posti di lavoro si perderebbero, o meglio, si perderanno.
In realtà, ogni evoluzione sociale e tecnologica coincide con la sparizione di mestieri e la comparsa di altri. L’intelligenza artificiale, sebbene a livelli più profondi e concettuali, è l’ennesimo atto della rivoluzione industriale prima, e della trasformazione digitale poi. Già ora le risorse di machine learning, affiancano e in parte sostituiscono l’uomo. Tuttavia, tra i settori meno minacciati dai robot, ci sono quelli manuali, artigianali, creativi o che prevedono un’interazione tra individui. Tra i campi che quindi sembrano più al sicuro vi sono: bellezza, benessere e cura della persona. Eppure qualcosa sta succedendo anche in questi ambiti. Cerchiamo i capirci di più.
Bellezza e IA: a che punto siamo
Nel presente, le professioni del comparto beauty e wellness sembrano ancora avere un futuro. Tuttavia hanno già preso il via diverse sperimentazioni nel settore. Un esempio sono gli assistenti virtuali che interagiscono con le persone per fornire consulenza su percorsi, trattamenti e prodotti di bellezza. Alcuni centri dispongono di pannelli digitali che forniscono simulazioni per tagli di capelli e colorazione unghie. L’intelligenza artificiale applicata al mondo dell’estetica ha quindi l’obiettivo di fornire una nuova dimensione di customer experience. Queste risorse consentono di personalizzare le esigenze, curare il cliente dall’accoglienza al congedo, generare lead e realizzare vendite. In pratica si tratta di una svolta epocale per il mercato.
Pro e contro dell’intelligenza artificiale in campo estetico
Allora l’intelligenza artificiale è destinata a invadere e dominare anche il settore cura della persona? Come accennato, ogni rivoluzione tecnologica provoca delle “vittime”. L’uso delle macchine però non ha sempre avuto questo approccio. La storica catena di montaggio di Herry Ford, ad esempio, si impostava in modo da favorire l’ingresso di risorse poco qualificate nelle fabbriche. Erano macchine che necessitavano dell’intervento umano per avere un senso e un utilizzo. Ora invece anche le professioni più specializzate sono in pericolo.
Per il momento sono scenari assolutamente remoti. Infatti è improbabile che qualcuno si faccia curare solo da una app che basa la diagnosi puramente su dei dati. Altrettanto, un estetista o un consulente di immagine, hanno bisogno di una personalità, di gusto e di intelligenza emotiva. Forse il vero problema è concepire l’intelligenza artificiale come “alternativa all’uomo”, e non come integrazione. Già ora esistono apparecchiature e software in grado di mappare profili anatomici, trovare imperfezioni, inestetismi, e agevolare il lavoro delle persone rendendolo più preciso.
Se la strada sarà questa, chi opera oggi nel comparto estetica e benessere dovrà salire di livello. Serviranno infatti nuove competenze e nasceranno professionalità innovative. Ci sarà dunque un gioco di squadra tra intelligenza artificiale e naturale, con macchine al servizio delle persone, ma anche persone necessarie per dare uno scopo alle macchine. L’auspicio è quindi che non si perdano posti di lavoro ma che addirittura se ne creino di nuovi.