La sindrome di burnout o semplicemente il burn out, identifica una condizione di progressiva diminuzione delle risorse emotive, dovuta a stress da lavoro correlato. Il concetto di stress, non è né buono né cattivo. La quotidianità sottopone continuamente a fattori stressanti. Quello che cambia è l’effetto soggettivo di questi stimoli. Infatti si distinguono due forme di stress:
Eustress (positivo). Rappresenta un’attivazione naturale come risposta a sfide più impegnative. Questo comportamento adattativo, migliora concentrazione, prestazione e rendimento.
Distress (negativo). È la reazione inadeguata o esagerata a sollecitazioni o pressioni esterne. Il mancato adeguamento, genera ripercussioni fisiche e psicologiche anche importanti.
Cause e categorie più a rischio
Nel 1975, la psichiatra Christina Maslach utilizza per la prima volta l’espressione “sindrome di burnout”, individuandola in tutte le attività ad elevata implicazione relazionale. Più a rischio quindi sono le cosiddette “professioni di aiuto”. A questa categoria appartengono lavori e mestieri come: medici, forze dell’ordine, assistenti sociali, psichiatri, psicologi, insegnanti e perfino chi opera in campo religioso. In generale però interessa ogni ruolo di grande responsabilità reale o percepita. Le cause del burnout possono essere:
Ambientali. Pessimo rapporto con i colleghi, cattiva organizzazione, sovraccarico, mobbing, elevata pericolosità delle mansioni.
Individuali. Personalità fragile, scarsa intelligenza emotiva, esperienze o traumi pregressi. Sesso, età, stato civile ed estrazione sociale sono invece fonti dibattute.
Burn out: sintomi e segnali
Fino a poco tempo, lo stress connesso ad attività professionali era sottovalutato. Anzi, veniva considerato praticamente “fisiologico e inevitabile”. Quindi la diagnosi della sindrome di burnout è molto complessa, e compete solo a specialisti del settore. Esistono però segnali rivelatori.
Sintomi di tipo emotivo e cognitivo: Scarsa concentrazione; tristezza; depressione; ansia; irritabilità; aggressività; indecisione; rabbia, senso di colpa; attacchi di panico.
Sintomi di tipo fisico: Stanchezza; insonnia; mal di testa; nausea; problemi digestivi; inappetenza; tachicardia; vertigini; tensione muscolare; dermatiti; senso di soffocamento; sudorazione; ipertensione; disturbi della sfera sessuale e affettiva.
Fasi e trattamento della sindrome di burnout
Nonostante la sua lunga storia, solo nel 2019 l’Organizzazione Mondiale della Sanità riconosce la sindrome di burnout inserendola nell’ICD. L’acronimo sta per International Classification of Disease, cioè la classificazione internazionale delle malattie e dei problemi correlati. Il burn out non è però una patologia ma un “fenomeno occupazionale” legato a stress mal gestito sul lavoro. Le fasi più tipiche sono:
Entusiasmo idealistico. Si sopravvalutano mezzi a disposizione e si sottovaluta la difficoltà dell’impresa. Ci si impegna quindi in modo totale, sacrificando spazi personali, famiglia, salute.
Stagnazione. I risultati non arrivano o sono al di sotto delle aspettative. Sopraggiunge quindi insoddisfazione e delusione.
Frustrazione. Il pensiero del fallimento fa calare l’autostima. Ci si sente inutili e inadeguati. L’atteggiamento di auto sabotaggio procede con rallentamento del ritmo e assenteismo.
Disimpegno. Questa fase coincide con totale disaffezione e disinteresse verso il compito o il lavoro, con apatia, intolleranza, indifferenza verso la professione e i colleghi.
La forma più efficace di trattamento della sindrome di burnout è la prevenzione. Si comincia col definire le priorità, fissando obiettivi realistici, in un’ottica di migliore equilibrio tra lavoro e vita privata. Condurre uno stile di vita più sano, ritagliando tempo per sport e attività ludiche, è essenziale per mantenere il benessere psicofisico. Se ciò non basta, è utile il sostegno di un terapeuta per iniziare un percorso di ripristino e valorizzazione delle risorse personali.
Anche a livello manageriale si può e si deve intervenire per eliminare o gestire il fenomeno del burnout. Serve dunque maggiore sensibilizzazione verso il problema e sostegno dell’ambiente lavorativo, favorendo organizzazione e collaborazione.